COSA FA UN INFERMIERE

Cosa fa un infermiere?
L’infermiere ha un codice deontologico tutto nuovo, ma sarebbe riduttivo fermarsi a una lettura superficiale di tale codice, per quanto ampio e comprensivo esso sia. L’infermiere non ha più mansioni da svolgere, l’infermiere è un professionista e come tale ha la precisa responsabilità delle proprie decisioni.

Ecco cosa fa un infermiere, allo stato attuale delle cose.

L’infermiere organizza il proprio lavoro e quello degli altri, da quello del medico a quello dell’operatore sociosanitario, a quello dell’inserviente.
Il medico ha bisogno dell’infermiere, tra le altre cose, per: avere notizie del paziente; contattare altri medici o altri ospedali; somministrare la terapia; prendere appuntamenti di vario tipo; sollecitare altre visite o esami strumentali; non farsi trovare quando serve; visitare il paziente; trovare qualsiasi cosa in reparto (da un paio di guanti della giusta misura a una cartella clinica misteriosamente scomparsa, da un numero telefonico sulle pagine gialle al primario che non è mai rintracciabile); riordinare il proprio casino.
L’operatore ha bisogno dell’infermiere perché da solo non sempre sa quello che deve o può fare, e la responsabilità di quello che lui fa o non fa è dell’infermiere.
L’inserviente ha bisogno dell’infermiere perché così ogni tanto può dirgli soddisfatto: questa pulizia non mi compete, pensaci tu.

L’infermiere quando non c’è l’inserviente, e talvolta anche se c’è, pulisce per terra e se serve anche il cesso, raccoglie vetri rotti e materiale organico di tutti i tipi, chiude sacchi della biancheria e della spazzatura, ripassa la cucina.

L’infermiere quando manca il personale addetto distribuisce i pasti ai pazienti, raccoglie i vassoi e se proprio volesse potrebbe anche pulire sopra e sotto i tavoli.

L’infermiere rileva il bisogno di manutenzione delle infrastrutture in cui opera (tinteggiatura da rifare, pavimenti rotti, rubinetti che perdono) e si attiva per chiamare il personale addetto. Però con l’attrezzo adatto talvolta provvede da sé.

L’infermiere è tenuto ad essere aggiornato e informatizzato, deve sapere usare il computer e la rete informatica, ma non ha diritto ad accedere ad internet dal posto di lavoro, altrimenti potrebbe distrarsi dalle proprie molteplici attività, o magari visitare siti porno, hai visto mai?

L’infermiere deve, con due mani e due orecchie, rispondere ai telefoni che suonano tutti in contemporanea in corsia, e deve avere una risposta pronta per tutti, non può dire io non so o io non c’ero o si rivolga a qualcun altro: risolvere i problemi di chiunque è per l’infermiere una vocazione, anche se questo significa perdere tempo prezioso per l’assistenza.

L’infermiere inoltre non deve mai essere stanco o nervoso, o sentirsi poco bene: quando è in servizio deve rendere al 100% e anche di più, non deve fermarsi mai, deve annullare se stesso a favore dell’utenza (giustamente) e di quello che ruota intorno all’utenza (un po’ meno giustamente).

Oltre a ciò, magari, l’infermiere deve saper interpretare i disturbi del paziente, riconoscere tutti i sintomi spia di un problema più o meno serio, senza peraltro disturbare il dottore per delle sciocchezze. Deve essere veloce a capire l’urgenza e deve saper litigare con chiunque per far capire a sua volta che di reale urgenza si tratta, non di un capriccio, e che se chiede qualcosa non è per sé ma per la persona che sta male.
L’infermiere maneggia liquidi biologici potenzialmente pericolosi e non può permettersi di essere troppo stanco per farlo, perché il peggio sarebbe solo suo e di nessun altro.

L’infermiere è disponibile all’ascolto, vive i problemi dei suoi assistiti come fossero i propri, spesso se li porta a casa perché non riesce a toglierseli dal cuore e peggio per lui se non dorme per questo o se la notte ha gli incubi.

L’infermiere, comunque, è soggetto di per sé a vari disturbi: del sonno, perché scambia il giorno per la notte e spesso a causa dei turni non sa nemmeno in che giorno si sveglia; digestivi, perché i turnisti possono andare a mangiare solo alla fine del turno, cioè quando la fame è ormai passata nel primo pomeriggio (in caso di pranzo, la sera in compenso non è prevista cena), oppure dandosi il cambio con un collega ma senza lasciare sguarnito il reparto, cosa del resto impossibile; dell’umore, perché la mancanza di riposo e di sonno causa sbalzi di serotonina e dunque depressione, ma questo è implicito nel contratto d’assunzione, non gliene frega a nessuno, a meno che lo stesso infermiere non mandi malattia per mesi; circolatori, perché 8 ore a pattinare in corsia lasciano un segno varicoso sulle gambe.
Inoltre l’infermiere che ha un’ernia al disco ha il diritto di farsi mettere in turno con un collega che l’ernia non ce l’ha, per fargliela venire a lui.

L’infermiere è, per definizione un malato immaginario: nessuno gli crede se lamenta qualche disturbo, perché si sa, a stare con gli ammalati si crede di avere le stesse malattie. Per contro, un infermiere che trascura alcuni segnali d’allarme sul proprio stato di salute è quanto meno un incompetente e chi vuoi fargli curare a uno così, meglio non fidarsi.

L’infermiere è soggetto talvolta a un frustrante senso d’impotenza, quando non riesce ad alleviare la sofferenza negli stati terminali. E rischia la bestemmia e la scomunica perché si chiede, in certi momenti, dov’è Dio e che ci sta a fare se permette certe cose. E si sente anche i rimproveri del prete se nel momento dell’urgenza non fa in tempo a chiamarlo prima che il paziente se ne sia andato per sempre. Anche l’anima ha le sue esigenze, certo, ma l’anima è immortale e il corpo no, a cosa dare la priorità in certi momenti?

L’infermiere è questo è molto altro.
Oggi è la giornata internazionale dell’infermiere.
Auguri, colleghi.

 

(Ripropongo questo post, scritto nel 2009 per la giornata dell’infermiere non a caso, ma in vista delle elezioni delle RSU. Io sono candidata.)

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18 Risposte to “COSA FA UN INFERMIERE”

  1. pedalopoco Says:

    APPLAUSO!!!!

    e vista la mia recente esperienza “in diretta”

    APPLAUSO!!!!!!

    vi ho ammirato per tutti i giorni del mio ricovero….

    Peda

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  2. ramona Says:

    grazieeeeeeeeeeeee…
    Per fortuna tra gli utenti c’è chi si accorge del nostro lavoro e lo apprezza. A volte è all’interno, che sorgono i problemi…
    Ciao, spero che tu stia meglio!

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  3. Lino Lenazzi Says:

    giustissimo

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  4. norell Says:

    “Cosa fa un infermiere”
    è la fotografia di ciò che avviene realmente e tutti i giorni agli infermieri. Sono in pochi a denunciare ad alta voce gli effetti del sottodimensionamento del personale. Sono in molti a mugugnare. A mio avviso ciò accade perché l’ambiente (nonostante la laurea triennale) culturalmente non è ancora evoluto e preparato. Le competizioni sono molte, i pettegolezzi troppi, l’aspirazione a conseguire obiettivi personali presto e bene, in modo anche spregiudicato, parecchia. Tutto concorre a dividere la categoria. Poi ci sono gli OSS che ambiscono a diventare infermieri con la I maiuscola. Così il laureato infermiere si ritrova a pulire anche i pavimenti e a mettersi il berretto in capo per distribuire gli alimenti. Mentre gli OSS nel giro di pochi anni diventano IMPORTANTI… Nessuno vede. Nessuno sa. Non c’è luogo più omertoso che un reparto ospedaliero. Poi di questi tempi di “senza lavoro” vuoi rivendicare una preparazione universitaria? E’ solo follia. All’infermiere tocca solo morire. La macelleria sociale della sanità li trova coinvolti in prima linea. Salvo essersi dedicati a diventare PROfessssssoriiii. Già, si salvano quanti ascendono rapidamente certi scalini e si ritrovano a fare lavoro d’ufficio. Non serviva l’università. L’Italia non è il Canada. Servono forse studi universitari per pulire per terra e, se serve, anche il cesso, raccogliere vetri rotti e materiale organico di tutti i tipi, chiudere sacchi della biancheria e della spazzatura, ripassare la cucina? Credo proprio di NO!

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  5. ramona Says:

    norell, chiunque tu sia, hai spiegato benissimo, meglio di me, come stanno le cose. Sottoscrivo, e ti ringrazio per averle dette. Tuttavia vorrei che l’amara constatazione di questo stato di cose (il tuo, il mio), non ci impedisca di credere che le cose possano cambiare, e che la nostra professione, difficilissima, amatissima e odiatissima da noi stessi, acquisti la dignità che merita. Ciao, e grazie!

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  6. norell Says:

    Ciao, Ramona. Sono una madre e per giunta molto acculturata che non riesce a trovare giustizia. I tempi sono quelli che sono. La legalità non c’è.

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  7. ramona Says:

    posso capirti benissimo, norell. Di ingiustizie è pieno qualsiasi ambiente, il nostro non può esserne esente… I riconoscimenti, il valore, il merito, sono spesso utopie, bestie sconosciute. Se hai voglia di parlarne, puoi scrivermi in privato all’indirizzo che trovi a lato. Un abbraccio.

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  8. roger 99 Says:

    ma l’infermiere fa anche interventi chirurgici? Grazie già per la risposta

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  9. ramona Says:

    no Roger, l’infermiere non deve fare interventi chirurgici, collabora in sala operatoria. Ma può capitare che, chissà come, sappia prevedere prima del medico cosa bisogna fare in alcuni casi. Prima o poi ci chiederanno anche di operare.

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  10. Maria Says:

    Ciao Ramona, mi dai il permesso di copiare ed incollare il tuo testo su facebook! Grazie ed un abbraccio, Maria

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  11. ramona Says:

    Ciao Maria. Più che copiare e incollare, di norma su facebook si mette il link al post, magari anche con qualche riferimento, per esempio il nome del blog o del blogger; è più corretto nei confronti di chi scrive. Se fai così sono d’accordo!
    grazie per l’apprezzamento. Sei infermiera o studente?
    Un abbraccio a te.

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  12. raffaele manzo Says:

    Cara Ramona, ma perchè non scrivi chiaramente che ci sono i veri infermieri e i falsi infermieri (buffoni di corte)? Dalla tua descrizione mi sembra di capire che esiste un unico infermiere tuttofare, ora professionale e ora ausiliario specializzato. Dalla mia esperienza professionale ti posso garantire che in Italia esistono i veri infermieri e i falsi infermieri, che io ho battezzato buffoni di corte. Quando dico falsi infermieri mi riferisco a quelli che una coscienza professionale, un’orgoglio della propria arte non l’hanno mai creata, nè manifestata. In questa categoria la laurea non c’entra nulla! ci sono veri infermieri non laureati che sono bravissimi, che non hanno mai cercato la carta igienica al medico in reparto, o portato loro il caffè in camera, o chiuso sacchi di spazzatura etc etc. questi veri infermieri hanno semplicemente detto no quando c’era da tirarsi indietro a richieste scellerate di servitù. Non si può essere portatori di una coscienza professionale, segnata da anni di sacrificio e di studio specialistico della propria materia e contemporaneamente far finta di nulla quando i propri responsabili apicali sono incapaci di fare i manager per cui sono pagati mettendo in discussione la nostra professione. Qui si differenziano gli infermieri dai buffoni di corte. Impara a dire NO anche tu, e a chi ti chiede di chiudere i sacchi, o di pulire per terra, fatti fare un ordine di servizio magari con la sua firma sotto. Vedrai che la prima cosa che farà è proporre il tuo spostamento dal reparto, perchè in genere è un buffone di corte al comando!….gli infemieri “veri” sono altra cosa…

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  13. ramona Says:

    Caro Raffaele, sono del parere che tra di noi ci sono mille realtà, per lo più che si somigliano. La condizione dell’infermiere è in evoluzione, rispetto a quando ho scritto questo post, che risale a qualche anno fa. E che voleva essere ironico, ma al contempo denunciare una certa mancanza di identità del ruolo. Guarda le risposte che il post ha scatenato e te ne renderai conto. C’è chi mi dà ragione, chi domanda cosa fa davvero un infermiere (“può operare?”) e chi non è d’accordo con me. Non sappiamo neanche noi, ancora, cosa siamo e cosa dobbiamo fare. Ma, ripeto, le cose stanno cambiando, stiamo acquistando coscienza.
    Nemmeno io sono laureata, ma fin dall’inizio mi sono rifiutata di lavare le padelle (cosa che alcune colleghe facevano!), per esempio. Non era compito mio. Ma bisogna anche dire che l’organizzazione a volte costringe a fare cose che non competono, ed è qua la sfida grande, dopo l’autoconsapevolezza: cambiare il sistema, l’organizzazione. Perchè mi sono sentita dire che non è compito dell’infermiere portare una padella, ma se in turno si è in due infermieri e basta, chi la porta? Senza contare l’utilità che può esserci nel gesto, per rilevare tante cose che riguardano la persona che assistiamo.
    Sono le cose assurde che si incontrano tutti i giorni nella nostra professione. E che dobbiamo contrastare con la coscienza dell’unicità del nostro lavoro.
    Non abbandoniamo però l’autoironia, ci serve per andare avanti e raggiungere i nostri obbiettivi.
    Grazie per essere intervenuto. Un caro saluto.

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  14. costantino trentuno Says:

    forse sarà come dici tù ma ti assicuro che a molti piace solo coordinare,e di tutto quello che descrivi sopra e pura fantasia

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  15. ramona Says:

    Caro Costantino, a tutti piacerebbe solo coordinare… ma non è così che funziona oggi, quello che descrivo non è solo fantasia, è quello che accade in molti luoghi di lavoro. Accade anche di peggio, purtroppo, ancora, nonostante tutto. Come dicevo nel commento precedente, le cose stanno cambiando, ma di strada da fare ce n’è ancora molta.
    Ciao, e grazie.

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  16. Flavio Maria Testa Says:

    siiiiiiii. quanto è verooooooooo. lasciamo i medici fuori dai reparti. questi ladri di stipendi che non sanno fare nulla.

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  17. arb dissertation Says:

    arb dissertation

    COSA FA UN INFERMIERE | ancora in punta di piedi

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