SENZA QUALCOSA

Si diffonde la musica nel teatro, le luci soffuse e le note in libertà segnano l’inizio dello spettacolo. Il balletto iniziale ogni volta stupisce. Stavolta fa qualcosa di più: commuove.
Una figuretta snella appare nella penombra, e la luce della ribalta è subito per lei, che inizia la sua danza. È una farfalla, si libra sul palco circondata da una chioma di bellissimi capelli ricci che le arrivano alla vita. Assurdamente ci si chiede come farà a pettinare quel prodigio, e come farà, la farfalla, a fare tante altre cose. Perchè lei vola, sì, e danza, ma senza ali.

La farfalla non ha le ali e non ha le braccia. I capelli le scivolano sulle spalle senza incontrare ostacoli, liberi, e lei li domina con un grazioso movimento del capo mentre balla. Perchè non ha una mano per scostarli dal volto. È senza dita, mani, polsi, braccia. Non ne ha nemmeno uno, di braccio, in una simmetria che ha dell’inumana perfezione.

Viene da dire che se la natura ce le ha date, le due braccia a qualcosa servono, ci paiono anzi indispensabili. Eppure questa farfalla dimostra che non sono indispensabili per vivere o per volare. O per danzare. Con un equilibrismo che ha del miracoloso la farfalla compie i gesti della danza con una grazia naturale che le appartiene senza sforzo apparente.

Davvero non costa fatica alzarsi da terra senza appoggio? E portare il piede al volto in una carezza disarticolata, davvero è così facile? Oppure stiamo guardando il risultato di tutta una vita pensata e vissuta in modo diverso e per niente scontato?

Quello che vediamo, in realtà, è solo bellezza.
Bellezza non è perfezione. Bellezza, caso mai, è emozione. E tuttavia quando l’emozione nasce, la perfezione invade l’anima.
La perfezione non è di questo mondo si dice. E si dice anche, in simpatica e confortante contraddizione, che il corpo umano nella sua completezza è un meccanismo meraviglioso, una macchina bella e perfetta come nessuna. Tanto che quando il corpo non è completo, o è malato, si prova un senso di disagio, qualcosa non va, non ci si sente adeguati, pare di essere, e spesso lo si è davvero, emarginati.
Ma questa farfalla che continua a volare senza le sue ali dimostra che non è così. Basta volerlo.

Capita che le persone menomate nel fisico racchiudano una volontà che va al di là del pezzo materiale che loro manca e si ritrovano dotate di una forza e una voglia di vita che noi «normali», persi nelle nostre comuni lamentele di comuni acciacchi, ci sogniamo.

Ho avuto amici non vedenti che prendevano un treno per fare un viaggio da soli, andavano a sciare, sfidavano tutti i giorni il traffico di una città caotica per recarsi a lavorare. Persone straordinarie che senza occhi compiono gesti e fanno cose che a noi, «vedenti», parrebbero un salto nel buio, impossibili e faticosi anche alla luce del sole.
Grazie Gigi, Rita, Raffaele.

Ho visto un uomo senza gambe correre quanto il vento, due appendici metalliche lucenti nel sole, e sorridere come un bimbo davanti a un gelato nel raggiungere le Olimpiadi. Chi lo ha detto che senza gambe non si può camminare, o correre, che si è destinati a stare seduti?
Basta adottare un motto invincibile: volere è potere, e si abbattono i limiti.
Credere nelle proprie umane possibilità anche quando nessun altro ci crede, questo è il segreto.
Grazie Oscar.

Una danza che incanta ora mi conferma che si può anche volare senza ali. Tornano alla mente le cartoline di pittori che usano i piedi o la bocca per impugnare i pennelli e produrre capolavori, quelle cartoline che arrivano a casa con lo scopo di far conoscere l’arte ad un mondo che con i piedi ci cammina soltanto, o tutt’al più ci gioca a calcio. Chi pensa mai che senza mani si può dipingere? E che i piedi possono sostituire le mani?
Questa bella farfalla oltre che a volare senza ali dipinge senza mani.
È proprio vero: si può fare a meno anche dell’indispensabile.

La farfalla che termina graziosamente la sua danza, ora più simile a una stella per la luce di gioia che le risplende negli occhi, simboleggia il coraggio di tutte quelle persone senza qualcosa che vivono in mezzo a noi, nella nostra pietà, se va bene, o nella nostra indifferenza.
Corpi incompleti compensati dal doppio di coraggio, una normalità guadagnata ad ogni minuto di vita, riassunta nella filosofia che si può fare tutto anche quando manca un pezzo: bisogna solo imparare a farlo in modo diverso.
Grazie Simona.

Grazie a tutte le persone «senza qualcosa», così ordinariamente speciali.

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